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COSA VUOL DIRE SAPERE DI NON ESSERE STATO MANTENUTO DA UN GENITORE?

Capita che l’attività clinico-psicologica restituisca spesso le percezioni e i pensieri che negli
adulti rimangono di eventi vissuti in età evolutiva e che condizionano alcuni comportamenti e
l’immagine che si ha di se.

Il riferimento è di una paziente che in età adulta spiega a se stessa
che il fatto che il padre abbia scelto di non dare mai alcun tipo di mantenimento a sua madre,
ma anzi abbia scientemente scelto di lasciare un lavoro stabile per risultare impossibilitato a
contribuire perché molto arrabbiato con la ex-coniuge, ha il solo significato di non avere
valore alcuno per quel genitore e quindi di non aver valore alcuno in generale per nessuno.

L’impossibilità di essere vista, considerata e distinta all’interno di un alto conflitto tra due ex-
coniugi, lascia spessissimo la percezione di “non essere mai abbastanza” e di non avere valore
in quanto persona.

Negli interventi di accompagnamento alla separazione un argomento come
quello del mantenimento merita spesso di essere riletto in termini simbolici oltre che
prettamente economici perché le azioni genitoriali riverberano comunque e sempre come
formative, sia in positivo, ma molto più spesso in negativo. Contribuire, anche poco, ma
desiderare di farlo ed esercitare questo dovere assolve una delle capacità genitoriali
fondamentali, quella della “presenza” nonostante i grossi e faticosi cambiamenti, nonostante
le necessità di riadattamento che l’esistenza ci sottopone e nonostante le scelte soggettive.

La “presenza” è uno degli aspetti che contribuisce alla costanza d’oggetto, ovvero a quella
percezione di sicurezza interna di fondo che possiamo avere nonostante l’ambiente esterno si
modifica.

PSICOLOGA/PSICOTERAPEUTA

DR.SSA SILVIA BIANCHI

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