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Aree cliniche

Aree Cliniche

Il disturbo ossessivo compulsivo, conosciuto anche come DOC, si caratterizza per la presenza di pensieri, immagini o impulsi intrusivi detti ossessioni e per comportamenti ripetitivi, rituali, detti compulsivi, che vengono messi in atto nel tentativo di controllare l’ansia e le emozioni negative generate dalle ossessioni.

Questo disturbo si manifesta con iniziali comportamenti che indicano una difficoltà in corso: i piccoli che ne soffrono tendono a essere troppo ordinati o troppo precisi, sentono il bisogno di riordinare i pennarelli o le matite colorate inserendole nella scatola secondo l’ordine dei colori dell’arcobaleno oppure devono sistemarle sul tavolo di lavoro prima di riutilizzarle, eccetera. Faticano ad avere relazioni soddisfacenti o significative perché hanno continuamente bisogno di ribadire le regole. Hanno poche relazioni e molto bisogno di essere rassicurati. I pensieri che accompagnano bambini con D.O.C. possono essere di forti paure di perdere i genitori o che ai loro genitori accada qualcosa di grave. Accanto a questi pensieri possono manifestare comportamenti ripetitivi e incontrollati come, per citarne uno comune, toccare la maniglia della porta tre volte ogni volta che passo da una stanza ad un’altra di casa.

In adolescenza il D.O.C. risulta più evidente perché la necessità di socializzazione è più forte ma i risultati nelle relazioni sono negativi e più consapevoli. Spesso i comportamenti incontrollati aumentano diventando, a volte, necessaria una quantità di tempo sempre maggiore per portare a termine l’azione ripetitiva. La necessità di essere sempre “perfetti” o di “fare tutto alla perfezione” rende l’impegno scolastico a tratti gravoso e mediamente più faticoso. Anche certi pensieri fortemente angoscianti sono più consapevoli e più disturbanti: il pensiero di ammalarsi attraverso microbi o virus, di perdere irrimediabilmente i genitori o le persone care, ecc..

In età adulta la necessità di perfezionismo rende l’impegno lavorativo, in alcune condizioni gravi, faticoso da gestire e/o da tenere. I pensieri di potersi ammalare o di rimanere da soli sono spesso insistenti tanto da rendere il proprio pensiero molto impegnato e quindi molto meno disponibile alle richieste dell’ambiente lavorativo e di eventuali altre persone. Le necessità di evitare oggetti o di toccarne altri in un numero preciso ogni volta che ci si passa accanto diventa impegnativo e dispendioso.

Questo gruppo di disturbi include diverse difficoltà in relazione al modo di nutrirsi, con componenti psicologiche, sociali e fisiche che possono diventare gravemente invalidanti.

Il più conosciuto tra questi disturbi è l’anoressia, che ha a che fare con la paura intensa di aumentare di peso e l’alterazione del modo in cui le ragazze e i ragazzi vivono il proprio aspetto fisico con conseguenti comportamenti restrittivi nel rapporto con il cibo.

Questo disturbo è, in termini percentuali, davvero molto poco presente in età infantile. La possibilità che compaia è più largamente diffusa in pre-adolescenza e adolescenza ma spesso si protrae, seppur in modo più compensato in età adulta.

In percentuale colpisce molto molto di più il genere femminile che altri generi.

I comportamenti che si evidenziano inizialmente, sono la restrizione della gamma degli alimenti scelti e l’iniziale restrizione delle quantità. Le vostre figlie quindi inizieranno a guardare con sempre più attenzione la porzione di cibo che metterete loro nel piatto o il tipo di alimento scelto. Accanto possono comparire il comportamento di “saltare dei pasti” o di evitare le situazioni familiari o sociali che implichino la presenza di cibo da condividere e il pensiero preoccupato delle conseguenze se si introduce una quantità di cibo più ampia del previsto.

Il pensiero inizia gradualmente ad essere occupato dal conteggio delle calorie.

Un altro comportamento che potrebbe comparire è la necessità di movimento, fare molto sport, usato per “eliminare” le quantità ritenute in eccesso, oppure comportamenti d’induzione del vomito o l’assunzione di lassativi.

Questo insieme di disturbi compaiono proprio nel periodo dello sviluppo, quindi i bambini e le loro famiglie sono i diretti interessati. La gamma di disturbi che questo insieme racchiude sono diversi. Noi abbiamo scelto di aiutare le famiglie e i loro bambini per alcuni di questi.

In questa categoria di disturbi troviamo per esempio i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (qui si può inserire ciò che ha già largamente descritto Debora), il Disturbo da deficit dell’Attenzione/Iperattività ADHD e Disturbi dello Spettro dell’Autismo.

Il più conosciuto tra questi disturbi è l’anoressia, che ha a che fare con la paura intensa di aumentare di peso e l’alterazione del modo in cui le ragazze e i ragazzi vivono il proprio aspetto fisico con conseguenti comportamenti restrittivi nel rapporto con il cibo.

Questo disturbo è, in termini percentuali, davvero molto poco presente in età infantile. La possibilità che compaia è più largamente diffusa in pre-adolescenza e adolescenza ma spesso si protrae, seppur in modo più compensato in età adulta.

In percentuale colpisce molto molto di più il genere femminile che altri generi.

I comportamenti che si evidenziano inizialmente, sono la restrizione della gamma degli alimenti scelti e l’iniziale restrizione delle quantità. Le vostre figlie quindi inizieranno a guardare con sempre più attenzione la porzione di cibo che metterete loro nel piatto o il tipo di alimento scelto. Accanto possono comparire il comportamento di “saltare dei pasti” o di evitare le situazioni familiari o sociali che implichino la presenza di cibo da condividere e il pensiero preoccupato delle conseguenze se si introduce una quantità di cibo più ampia del previsto.

Il pensiero inizia gradualmente ad essere occupato dal conteggio delle calorie.

Un altro comportamento che potrebbe comparire è la necessità di movimento, fare molto sport, usato per “eliminare” le quantità ritenute in eccesso, oppure comportamenti d’induzione del vomito o l’assunzione di lassativi.

DSA (dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia) sono disturbi del neurosviluppo che coinvolgono sia bambini che adolescenti.

Durante la crescita del bambino c’è un grande potenziale di neuroplasticità: il cervello ha infatti la possibilità di modificare le traiettorie dello sviluppo, impara a correggere le proprie funzioni.
Una diagnosi precoce e un intervento tempestivo permettono al bambino d’imparare a compensare il disturbo.

Quando parliamo di DSA negli adolescenti, spesso partiamo da una storia scolastica e personale fatta di fatica e insuccessi che può diventare il punto di partenza verso una nuova definizione delle proprie difficoltà e la messa a punto di azioni e strategie che migliorano la vita, fuori e dentro la scuola.

Approfondiamo l’argomento qui.

La sigla ADHD fa riferimento a quei bambini e adolescenti con difficoltà d’attenzione, impulsività e iperattività.

Si evidenzia nei bambini quando non sono in grado di prestare attenzione ai particolari, ad esempio nelle operazioni di matematica sfuggono virgole e decimali oppure nella lettura non tiene conto di particolari. Un elemento che emerge è la fatica a stare attento per il tempo mediamente richiesto da una lezione scolastica o su una attività di gioco. Il bambino con difficoltà di questo tipo ha difficoltà in tutti gli ambiti anche in quello di gioco o dell’attività sportiva e non solo in quello scolastico.

I bambini con questa difficoltà oltre ad essere sempre distratti sembra che non ascoltino quando si parla loro. Importante in questo senso non fare in modo che la difficoltà “metta tensione” nella relazione con papà e mamma.

Infine sono bambini che controllano meno con la loro volontà il proprio comportamento motorio e verbale quindi risultano più impulsivi, quindi apparentemente ed erroneamente “più disubbidienti”,  impazienti ed agitati.

Autismo

Il disturbo dello spettro dell’Autismo mette molto in difficoltà i bambini fin da subito. E’ un disturbo che riguarda la comunicazione sociale, ovvero i bambini non riescono a comprendere la comunicazione non verbale come ad esempio perché in alcuni luoghi bisogna fare silenzio, perché ci si saluta quando ci si incontra. Uno dei comportamenti per loro davvero difficile è guardare negli occhi le persone con cui parlano e gestire il fastidio, davvero alto, di alcune percezioni. Sono infatti bambini che sono molto affaticati dai rumori acuti o dai continui rumori di sottofondo, disturbati dai passaggi da ambienti bui a molto illuminati, disturbati dal contatto sulla pelle o da gusti o odori piuttosto intensi.

Il disturbo può essere presente a livelli diversi, ne sono stati individuati tre ad oggi: basso, medio e alto dove la differenza è il livello del funzionamento intellettivo e le capacità di stare in relazione con altre persone, amici, compagni di classe e insegnanti. Il mondo delle emozioni per questi bambini è più difficile da comprendere e vivere.

Crescendo hanno pochi amici e soprattutto hanno interessi ristretti per i quali spesso conoscono anche i minimi particolari, ad esempio i dinosauri o le carte pokemon per i più piccoli o alcuni fumetti o i motori per i più grandi ed adulti. Vivere le relazioni con amici e compagni è sempre più difficile, non riescono a comprendere i “modi di dire” o le metafore, e le emozioni sono faticose da decifrare.

In età adulta le richieste della vita quotidiana come il lavoro sono spesso difficili o impossibili da sostenere, sia per la gestione di periodi di maggior tensione che per le relazioni con i colleghi. Sono persone che faticano a comprendere alcuni modi vivere l’ambiente lavorativo, come ad esempio quanto è opportuno che duri una pausa caffè o quando è opportuno dire che si è raggiunto il limite di lavoro da svolgere. Le relazioni interpersonali sono spesso molto faticose e compromesse.

Questa area d’intervento non riguarda molto i bambini ma maggiormente adolescenti e adulti.

Un disturbo di personalità è una sofferenza interiore non controllabile che invade tutti gli aspetti della vita quotidiana di un adolescente o di un adulto. La sofferenza e i comportamenti che spesso accompagnano questo stato interiore sono spesso diversi da quelli che l’ambiente culturale e sociale si attende. Il disturbo di personalità è un disturbo che rimane nel tempo e limita tantissimo la realtà che si vive.

Per esempio in adolescenza, un iniziale disturbo di personalità può portare a vivere male le relazioni con i compagni perché si ha percezione “che ce l’abbiano con noi” (Disturbo paranoide  di personalità) o che si vivano male alcune autonomie perché si ha percezione “che quando saliamo in macchina qualcuno ci segua o ci controlli attraverso delle videocamere nascoste”.

Il malessere e la difficoltà può essere determinato dall’ essere instabile nelle relazioni, come ad esempio credere per alcuni che il ragazzo appena conosciuto è il fidanzato che cercavamo da tempo, per poi non avere più interesse a vederlo o a contattarlo, con pensieri del tipo ”non sono abbastanza bella o intelligente per questa persona” o “non riesco a controllare il desiderio di vederlo o sentirlo che lo chiamo davvero moltissime volte al giorno” (Disturbo borderline di personalità).

I disturbi di personalità oltre a provocare un’importante sofferenza psicologica mettono le persone che ne soffrono in condizioni di vita e quotidianità spesso limitata sia negli affetti che nelle richieste scolastiche prima e lavorative poi.

 

I disturbi di personalità individuati sono 10, ognuno con una specificità e un’area di limitatezza importante.

Negli adulti si manifestano con modalità descritte come sopra, mettendo spesso a rischio ambienti ed impegni familiari, amicali e lavorativi.

I disturbi correlati ad eventi traumatici includono diversi tipi di disturbi. Le aree nelle quali abbiamo scelto di lavorare sono: Disturbi reattivi all’attaccamento e il Disturbo da stress post-traumatico.

Disturbo reattivo dell’attaccamento

Questo disturbo si verifica nei bambini che hanno avuto un modo di vivere la relazione con coloro che si prendono cura di lui in modo INSICURO. La sicurezza e la prevedibilità delle relazioni è uno degli elementi che sta alla base di una buona crescita.

I bambini che hanno vissuto o che vivono ambienti di crescita insicuri, sono o molto chiusi con poche emozioni positive o molto reattivi, molto irritabili o molto timorosi e tristi nella relazione con coloro che si prendono cura di loro.

All’interno di questa categoria rientrano i bambini che sono stati o sono trascurati, fisicamente o psicologicamente, e/o maltrattati.

Può capitare che partecipiamo ad un evento che metta in pericolo la nostra vita o che provochi gravi lesioni oppure a episodi di violenza. Anche se all’evento abbiamo assistito e abbiamo assistito al racconto dettagliato dello stesso, il disturbo compare in egual modo. Il disturbo porta con sé difficoltà come il rivedere nella mente immagini di quanto accaduto, tanto da perdere spesso la concentrazione ed essere nuovamente pieni di tutte le emozioni vissute durante l’evento. Iniziano ad essere presenti sogni con contenuti spaventosi che alterano il sonno. Il riproporre l’evento del trauma nel gioco in modo ripetuto e reazioni di rabbia o paura esagerate in cambiati che prima si vivevano con tranquillità o che si dovrebbero vivere come tali. Anche tutta la gamma delle altre emozioni e i comportamenti collegati sono esagerate.

Negli adolescenti può esserci il riprodurre l’evento traumatico mettendosi in condizioni di rischio. Assieme ai sintomi già descritti per i bambini. Sia per bambini che adolescenti la scuola diventa più difficile perché si riesce a concentrarsi di meno e non si riesce a vivere così serenamente le relazioni con i pari e gli insegnanti.

Anche negli adulti la qualità della vita ha delle restrizioni significative, sia nelle relazioni intime che amicali. L’ambiente lavorativo può diventare intollerabile da sostenere.

Vivere con l’ansia è davvero una sofferenza. Non si è mai tranquilli, sia nel pensiero, che scruta ogni volta ogni possibile scenario nefasto, sia nel corpo dove il respiro si accorcia, il cuore aumenta il ritmo e si suda. Questo accade per ogni volta che si deve affrontare un compito di scuola o di lavoro un pò importante, ogni volta che si deve fare una cosa nuova come un viaggio o una vacanza e ogni volta che ci capita di conoscere persone nuove o ci troviamo in gruppo con persone che non abbiamo mai visto prima.

Nei bambini e negli adolescenti l’ansia si traduce come una paura, ma è importante non confonderla con le paure che più o meno proviamo tutti a seconda dell’età. L’ansia è una paura per esperienze che si immaginano, ovvero posticipate nel futuro e non sono per oggetti, persone o eventi che accadono nel presente. Spesso i bambini, oltre a dire di aver paura di affrontare qualcosa, mettono in atto comportamenti di evitamento: non aver più tanta voglia di andare a scuola, un improvviso mal di pancia che rischia di far posticipare partenze o appuntamenti in aeroporto. Gli adolescenti potrebbero mettere in atto comportamenti come “bucare” la giornata di scuola.

Per gli adulti, in grado certamente di trovare delle strategie anche in autonomia, più efficaci, vivono con moltissima difficoltà ciò che normalmente potrebbe essere fatto con più serenità. Nel tempo ne risente la qualità delle esperienze di vita e le relazioni con amici e colleghi.

Il Disturbo Oppositivo-Provocatorio è un disturbo che riguarda bambini e adolescenti. I bambini con questo disturbo sono spesso “disobbedienti” perché spesso rispondo o si comportano in modo impulsivo, reagendo e mettendo sempre un po’ “alla prova” adulti, amici e compagni. Il loro umore frequentemente è collerico, irritabile (ma spesso porta anche chi sta loro vicino ad irritarsi), possono avere comportamenti vendicativi oppure deliberatamente non rispettano le regole, la loro risposta spesso è NO.

Il problema per loro è essere in grado di comprendere che il loro comportamento non porta quasi mai a buoni risultati ma, contemporaneamente,  non essere in grado di controllarsi.

Sono spesso bambini e adolescenti molto ricchi nel pensiero e nella capacità di cogliere i segnali presenti nelle relazioni tra le persone.

All’interno di questo insieme troviamo il disturbo depressivo e il disturbo bipolare. Sono disturbi caratterizzati da pensieri tendenzialmente negativi o molto negativi sia rispetto a sé, non sentirsi le forze o la volontà o il desiderio di fare ciò che normalmente si riuscirebbe a fare. Con questo disturbo anche solo organizzare o prevedere un impegno può essere fonte di grande fatica. Accanto al pensiero negativo spesso il comportamento o le azioni sono molto ridotte, si riesce a fare molto poco, a volte è difficile alzarsi dal letto la mattina o pensare di accudire la propria persona, lavarsi e pettinarsi è faticoso.

Ne risente molto l’immagine di sé stessi perché si tende a vedere sé e il mondo negativamente, ma ne risente moltissimo la sfera relazionale, anche lo stare o semplicemente parlare con amici o parenti diventa davvero molto faticoso.

Nei bambini e negli adolescenti si manifesta con comportamenti meno evidenti ma certamente non meno importanti. I bambini e gli adolescenti depressi tendono ad esprimere poco di sé stessi, sono tendenzialmente molto ubbidienti e molto accondiscendenti, sono spesso più silenziosi ma anche con comportamento più pacato, a volte con poca voglia di farsi coinvolgere nel gioco e caratterizzati da poco movimento del corpo.

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A chi ci rivolgiamo

BAMBINI

Chiedere un supporto a una psicologa vuol dire accogliere e prendersi cura delle difficoltà che può affrontare un bambino durante il suo percorso di crescita.

ADULTI

A 30 anni dopo i primi bilanci si comprende che non tutto si riesce a fare ma è possibile con un aiuto competente imparare ad affrontare la crisi, il malessere, la sofferenza e a trasformarli in nuove risorse per il futuro.

MONDO SCUOLA

Un ambiente in costante mutamento abitato da giovani dalle caratteristiche molto eterogenee. Intercettarne le fragilità e farsene carico può diventare un compito molto complesso, il lavorare insieme a docenti, genitori e alunni permette di trovare strategie per farvi fronte.

ADOLESCENTI

Gli adolescenti sperimentano momenti di crisi fisiologici, offrirgli uno spazio di ascolto permette di sostenerli nel processo evolutivo.

GENITORI

Una fatica nera. Non si tratta solo di rispondere ai bisogni primari ma anche essere una guida. Molto facile a dirsi, si sa, meno a farsi. Ecco perché un consulto potrebbe aiutarvi a rispondere a molte delle vostre domande.

GIOVANI

Capita, tra i 19 e i 30 anni, di avere la sensazione di non trovare la propria strada: chiedere aiuto può aiutare ad uscire dal sentirsi ‘impantanati’.

PROFESSIONISTI DELL'AIUTO

Chi ha scelto una professione d’aiuto crediamo desideri prendersi cura anche di sé, ecco perché abbiamo pensato ad interventi specifici che vogliono contribuire a migliorare il modo di stare, pensare e fare.

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