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RELAZIONE MAMMA-BAMBINO: processo di separazione-individuazione.

Le diverse fasi che cercherò di riportarvi, sono quindi il risultato di alcune ricerche, e sono state identificate all’interno del “Processo di separazione-individuazione” che si sviluppa nella “relazione mamma-bambino” a partire dalla nascita del bimbo.

FASE AUTISTICA NORMALE
Il bambino è appena nato! Il neonato passa buona parte del suo tempo in stato di semi sonno e di semi veglia e si sveglia soprattutto per stimoli fisiologici come fame o altri bisogni “primari”. Questo stato, protetto dagli stimoli, ha la funzione di facilitare l’adattamento (nuovo equilibrio) al nuovo stato extra-uterino e la crescita fisiologica. Da un punto di vista psicologico il neonato vive uno stato, definito “allucinatorio” perché vive per la soddisfazione dei propri bisogni, “escludendo il resto del modo” in modo incondizionato e onnipotente (l’allucinazione è relativa al fatto che la soddisfazione dei propri bisogni non è percepita come proveniente da fuori da sè ma da sè). L’osservazione che il bambino non percepisce colei o colui che lo accudisce è un elemento importante, perché a seguito di questa fase è proprio ciò che inizierà ed imparerà a fare!!!
Altri autori hanno definito questa fase come di “narcisismo primario” o di “onnipotenza allucinatoria condizionata” cercando di descrivere l’assenza della percezione “dell’altro”o incapacità ad entrare in relazione con l’altro.
Questo stato nel bambino è presente nelle prime settimane dalla nascita.

FASE SIMBIOTICA
A partire dal secondo mese, circa, dalla nascita, il neonato inizia a percepire una vaga consapevolezza della presenza di qualcuno, altro da sé che soddisfa i suoi bisogni. E’ proprio questa vaga consapevolezza che determina l’inizio della fase simbiotica normale.
In questa fase il bambino inizia ad agire e a comportarsi come se lui e la madre fossero “un sistema onnipotente, un’unità duale racchiusa dentro uno stesso confine comune”. Altri autori per spiegarla l’hanno descritta come “sensazione oceanica di mancanza di confini”.
Questa fase ha la funzione di proteggere il bambino da un’importante “crisi fisiologica”. Alcune ricerche hanno dimostrato che in queste settimane di vita si verifica un’importante maturazione che ha come risultato un notevole aumento della sensibilità globale alla stimolazione esterna. Quindi il bambino passa da una fase, quella dell’autismo normale, dove l’assenza di interazione gli procura una barriera agli stimoli esterni, ad una fase dove lo sviluppo lo rende particolarmente sensibile agli stessi.
Iniziamo così a comprendere come le “cure primarie” fungono da elemento che REGOLA le predisposizioni interne che diventano ipersensibili, con gli stimoli esterni. Se non vi fosse un agente regolante il bambino sarebbe “oppresso” dalla tensione che gli stimoli esterni gli potrebbero procurare. Nella pratica si traduce con una maggior inclinazione al pianto e altre manifestazioni motorie indifferenziate di queste settimane di vita.
Contemporaneamente sono proprio le “cure primarie” che favoriscono lo sviluppo sopra descritto, perché è come se traessero gradualmente fuori da una tendenza innata alla regressione , le “cure primarie” producono un graduale contatto con l’ambiente esterno da sé.
Attraverso la fase della simbiosi è come se si creasse un nuovo confine tra sè il mondo esterno, un confine che include sé e la persona che accudisce, quindi si crea uno stato che all’interno è caratterizzato da indifferenziazione (tra sè e che accudisce) mentre inizia ad essere percepito un “esterno ed un interno” rispetto al confine simbiotico, confine protettivo ma anche ricettivo attraverso la regolazione messa in atto dalle cure primarie.

Grazie a Xavier Mouton Photographie @xaviermoutonphotographie per aver reso la foto di questo articolo disponibile su Unsplash.

PSICOLOGA/PSICOTERAPEUTA

DR.SSA SILVIA BIANCHI

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