La riforma Cartabia invita caldamente i professionisti dell’aiuto a produrre testi efficaci.
“Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza” scrisse John Searle. Il mondo accademico per molti anni ci ha convinto che solo i luminari sono tenuti, o ancora più, hanno il diritto di scrivere e di divulgare il sapere. Eppure i professionali che come me operano tutti giorni sul campo scrivono quotidianamente centinai di parole: diari, relazioni, verbali, sintesi di colloqui, relazioni d’indagine, aggiornamento e restituzione, segnalazioni, delibere, note informative, email e molto altro ancora.
La dottoressa Franca Olivetti Manoukian afferma “gli operatori sono depositari di contenuti esperienziali che vanno concettualizzati per essere comparati, approfonditi, articolati in modo che incontrino diverse discipline, perché così si legittima e si arricchisce il patrimonio di conoscenze del servizio sociale. Questo sapere, finché lo teniamo chiuso, coperto, ingabbiato nei nostri quadri, dagli altri viene misconosciuto. E tante delegittimazioni, presenti nel contesto sociale, sono ritornate a galla oggi. Vuol dire che non siamo stati in grado di sensibilizzare anche l’opinione pubblica rispetto a cosa significhi fare un lavoro nel sociale. Scrivere è importante per questo, aiuta noi a concettualizzare e può mettere in contatto con gli altri, perché si entra in un gioco di contaminazioni”.
Avere consapevolezza del potere delle parole.
Nella quotidianità dei Servizi scrivere non è ancora percepito come vero lavoro, al quale dedicare un tempo disciplinato e strutturato, nel tempo, nel luogo e nella forma, ma un’operazione secondaria da sbrigare nel minor tempo possibile. Ho appreso, infatti, da racconti diretti con i professionisti che mentre si tenta di scrivere il telefono, fisso e cellulare, suona sempre, i colleghi entrano nell’ufficio o parlano dalla scrivania difronte, c’è una urgenza alla quale dover rispondere o una richiesta a detta del nostro interlocutore tempestiva e tutto a discapito di un’azione che ha di per sé un potere enorme perché inciderà sulla vita di coloro che sono oggetto delle nostre parole. La scrittura, al di là di quello che molti sostengono, non è mai neutrale ma influirà, ad esempio nel nostro lavoro, perché altri prendano delle decisioni, sviluppino progetti, assegnino interventi.
Ora che la riforma Cartabia dà chiare indicazioni nei tempi e nei contenuti siamo convinti che si debbano avere conoscenze maggiori in merito a tecniche di scrittura (come scrivo) e a competenze metodologiche scientificamente sostenibili (cosa scrivo).
Le professioni di aiuto usano frequentemente testi “informativi” e “descrittivi” quando nello scrivere cartelle o nelle relazioni vogliamo tenere traccia (scripta manent) e comunicare accadimenti, azioni, emozioni e vissuti; usiamo testi “argomentativi”, che sicuramente richiedono maggiore elaborazione, quando partendo da ipotesi vogliamo sostenere una tesi giungendo a delle conclusioni sostenute da elementi di vario tipo, avvalendoci di specifici processi valutativi.
C’è uno stretto legame tra il cosa scrivere – che si attiene puramente ad una competenza professionale con il cosa quello scritto produce – le ricadute di quel cosa sull’operatività quindi sui destinatari che sono sempre i soggetti che hanno a che fare con il prodotto del nostro scrivere. La riforma Cartabia pone l’accento proprio su questa responsabilità richiedendo il deposito di questi documenti in tempi prestabiliti di volta in volta dal giudice perché diventino parte integrante del processo.
Scopri il nostro corso Scrivere secondo Cartabia. Scrivere è sempre offrire una visione di accadimenti da un determinato punto di vista. È sempre prendere posizione, scegliere. E scegliere un po’ fa paura. Per questo occorre saper scegliere COSA scrivere e PERCHÉ.
Cosa ci chiede nello specifico la Riforma Cartabia.
Nel corso scrivere secondo Cartabia si pone l’attenzione ai tre principali articoli di legge che esplicitano il cosa deve essere scritto dal punto di vista sociale, clinico e giuridico. Sottolineo, i termini che meritano uno specifico approfondimento metodologico.
• Il nuovo art. 403 “Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o si trova esposto, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per la sua incolumità psico-fisica e vi è dunque emergenza di provvedere, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione”.
• Art. 473-bis. 27 “Nelle relazioni sono tenuti distinti i fatti accertati, le dichiarazioni rese dalle parti e dai terzi e le eventuali valutazioni formulate dagli operatori che, ove aventi oggetto profili di personalità delle parti, devono essere fondate su dati oggettivi e su metodologie e protocolli riconosciuti dalla comunità scientifica, da indicare nella relazione”.
• Art. 473 bis.12, la Riforma Cartabia punta l’attenzione sulla responsabilità educativa della coppia, che prima di chiudere la propria relazione deve aver trovato una convergenza essenziale sul progetto educativo per i propri figli. Lo strumento utilizzato per questo obiettivo è il piano genitoriale, (comma 4 c.p.c.), che deve essere allegato al ricorso introduttivo e anche nella comparsa del convenuto a pena di decadenza (art. 473 bis.16 c.p.c.)
Indicazioni tecniche da seguire per migliorare le competenze nel campo della scrittura professionale.
Non si sta chiedendo a nessuno di diventare degli scrittori o prepararsi a studi approfonditi di letteratura antica ma di maturare consapevolezza di fronte al potere delle parole per muovere cambiamenti possibili. Ricorda, se le persone capiscono le persone fanno.
Trova prima di tutto un luogo, un tempo strutturato e uno stile narrativo, queste azioni sono prioritarie se si vuole che la scrittura sia efficace e cioè che raggiunga l’obiettivo che ci siamo prefissati prima di iniziare il testo, qualsiasi esso sia. Tale passaggio richiede, come già diversi autori hanno sottolineato, un faticoso lavoro, perché il linguaggio scritto “esige la capacità di organizzare il pensiero, richiede pianificazione, costruzione di un processo che non ammette eccessive divagazioni e che – una volta terminato – resta vincolato proprio dai confini stabiliti dallo scrittore”.
Poi attraverso continui esercizi prova ad applicare questi 10 accorgimenti: è il decalogo che propone Francesca Gagliardi, writer e busisness coach, con la quale dal 2020 organizzo insieme ad altre colleghe dello studio corsi di scrittura (per approfondire potresti leggere “Scrivere l’aiuto”, Zanichelli, 2022).
- Parole brevi: in ogni periodo, usa meno di 20-30 parole. Di più, solo se c’è abbastanza «aria».
- Parole semplici, comuni, concrete
- Parole coerenti
- Periodi brevi e lineari: mai più di un concetto per periodo!
- Linguaggio positivo
- Modi e tempi verbali semplici
- Verbi in forma attiva
- Usare i verbi, non le nominalizzazioni
- Scrivere per punti
- Limitare sigle, maiuscole, luoghi comuni, parole straniere.
In conclusione, a fronte degli errori commessi, ti offro le mie strategie per rendere la scrittura non solo efficace ma un momento per mettere a fuoco la tua professionalità.
- Conoscere le regole giuridiche che tengano il senso della scrittura
- Seguire le indicazioni date dalla Cartabia ma renderle vive con il sapere professionale
- Apprendere e applicare in modo disciplinato i metodi e le tecniche di scrittura efficace
- Fare supervisione: socio clinica, socio giuridica e tecnica, sulla scrittura efficace.
Qui troverai tutte le date del nostro corso, a breve in partenza.
“Fare non basta. Occorre fare bene”.
Assistente sociale
Dr.ssa Sabrina Ritorto