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Valutazione per disturbi specifici dell'apprendimento DSA

Valutazione per disturbi specifici dell’apprendimento 

DSA (dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia) sono disturbi del neurosviluppo.

Per i bambini è un aspetto positivo.

Durante la crescita del bambino c’è un grande potenziale di neuroplasticità: il cervello ha infatti la possibilità di modificare le traiettorie dello sviluppo, impara a correggere le proprie funzioni.
Una diagnosi precoce e un intervento tempestivo permettono al bambino d’imparare a compensare il disturbo.

 I genitori si rivolgono a noi per comprendere meglio le caratteristiche di apprendimento dei loro figli e per capire se c’è una difficoltà specifica in quest’ambito perché personalmente si sono accorti nell’osservarli di alcune fatiche nella fase dei compiti o dello studio, oppure perché sono stati proprio gli insegnanti ad ipotizzare delle difficoltà specifiche. In alcune situazioni, invece, i genitori hanno ricevuto a scuola l’esito dello screening preventivo, che viene fatto durante la classe seconda della scuola primaria, e dal quale è emerso proprio un’ipotesi di DSA. In genere i genitori hanno difficoltà a comprendere quale possa essere il problema perché si tratta di bambini intelligenti, svegli, ma emerge proprio una fatica, e a volte anche una sorta di non voglia, di evitamento, nel dover fare i compiti o studiare.

Come si svolge una valutazione per disturbi specifici dell’apprendimento?
In primo luogo, incontriamo i genitori per raccogliere la storia del bambino o della bambina, ma anche per comprendere meglio le caratteristiche di apprendimento: come leggono, come scrivono che approccio emotivo hanno alla scuola, se vanno volentieri, fanno fatica a mettersi a fare i compiti, sembrano svogliati, poco motivati, oppure ci mettono tanto, tanto impegno, ma poi i risultati faticano ad arrivare. 

Dopo il colloquio con i genitori incontriamo il bambino/a per conoscerlo personalmente, per conoscere il suo vissuto rispetto alla scuola e all’apprendere ed in generale anche al mondo relazionale ed emotivo scolastico.

Dopo questo primo momento incontro con il bambino/a si avvia tutta una fase più concreta con dei test: un test di intelligenza per valutare qual è il profilo cognitivo del bambino, che significa conoscerlo a livello verbale, di ragionamento visuo percettivo, di memoria e di velocità esecutiva. 

Dopodiché, insieme alla logopedista, il bambino fa delle prove specifiche rispetto agli apprendimenti e quindi delle prove dove leggerà, dove scriverà, farà degli esercizi di comprensione e si andranno a capire meglio le sue risorse nell’ambito del calcolo. Una volta che si è conclusa questa fase abbiamo un profilo di funzionamento del bambino e laddove ci sia l’evidenza, dai dati di un disturbo specifico dell’apprendimento si andrà a completare l’iter diagnostico attraverso una visita con la neuropsichiatra infantile che dovrà escludere che le difficoltà evidenziate siano legate a un aspetto più organico e medico. 

Conclusa questa parte, c’è un momento in cui si racconta ai genitori, al bambino quanto emerso dalla valutazione per poter dare delle indicazioni precise su che cosa lo può aiutare e come lo si può aiutare ad apprendere in modo più efficace.

A conclusione del percorso di valutazione, qualora venisse confermato un disturbo specifico dell’apprendimento, si consegna una certificazione con i riferimenti di legge che garantiscono la possibilità di usufruire delle strategie compensative e dispensative in ambito scolastico.

Anche i colloqui con le insegnanti sono importanti per condividere il profilo di apprendimento del bambino, con i suoi punti di forza e di debolezza, e quindi a introdurre tutte le strategie sia compensative che dispensative volte a garantire il miglior apprendimento.

Cosa faremo insieme?

1 colloquio con i genitori

1 colloquio con i bambini

1 test cognitivo

1 incontro in cui si effettuano i test degli apprendimenti

1 visita neuropsichiatrica infantile

1 colloquio di restituzione della valutazione

1 colloquio con gli insegnanti in accordo con i genitori

Quando parliamo di DSA negli adolescenti, spesso partiamo da una storia scolastica e personale fatta di fatica e insuccessi che può diventare il punto di partenza verso una nuova definizione delle proprie difficoltà e la messa a punto di azioni e strategie che migliorano la vita, fuori e dentro la scuola.

Chi arriva qui, di solito adolescenti  e famiglie, porta spesso un fardello di dubbi, incertezze, preoccupazioni, ipotesi elaborate per darsi una spiegazione, e attribuire un senso alle difficoltà incontrate lungo il cammino.

La valutazione negli adolescenti serve a questo: a rispondere a interrogativi, a comprendere l’origine delle difficoltà scolastiche e a delineare possibilità di intervento. Non si tratta solo di fornire un’etichetta diagnostica, ma di capire come il ragazzo o la ragazza funzioni quando apprende, sotto il profilo cognitivo e sotto quello emotivo. Un percorso diagnostico, infatti, fornisce importanti informazioni, che possono poi essere tradotte in strategie di studio e attività riabilitative per aiutare ragazzi e ragazze a compensare le proprie difficoltà. E a vivere meglio.

Ogni persona viene vista da psicologa, logopedista e neuropsichiatra infantile, ciascuno per le proprie competenze.

L’iter diagnostico prevede un primo colloquio con i genitori ed eventualmente con il ragazzo o la ragazza: in quella sede raccogliamo i dati anamnestici che serviranno a impostare successivamente l’iter valutativo.

Nella fase successiva si somministrano le prove psicometriche, per accertare che si tratti di un disturbo delle abilità di apprendimento: lettura e comprensione del testo, ortografia e grafia, prove di conoscenza numerica e di calcolo.

Il neuropsichiatra approfondisce l’anamnesi medica, esegue l’esame neurologico e predispone eventuali accertamenti e approfondimenti.

La valutazione si può ampliare  mediante l’analisi di altre abilità fondamentali o complementari (linguistiche, percettive, prassiche, visuo-motorie, attentive, mnestiche) e mediante l’approfondimento dei fattori ambientali, emotivi e relazionali.

L’approfondimento di queste aree consente all’équipe di delineare il profilo funzionale del ragazzo o della ragazza, indispensabile per poter definire sia le strategie più appropriate da mettere in atto nel contesto scolastico.

Al termine del percorso vengono invitati  anche i genitori a cui viene illustrata loro la diagnosi con l’analisi di tutte le prove somministrate e viene consegnata e spiegata la relazione clinica.

Cosa faremo insieme?

Lo stesso numero di incontri che che vengono fatti con i bambini, ovvero:

  • 1 colloquio con i genitori
  • 1 colloquio con i ragazzi
  • 1 test cognitivo
  • 1 incontro in cui si effettuano i test degli apprendimenti
  • 1 visita neuropsichiatrica infantile
  • 1 colloquio di restituzione della valutazione
  • 1 colloquio con gli insegnanti in accordo con i genitori

Durata e costi: Il costo del primo colloquio con i genitori 135€, dopo di che forniremo dettagliato preventivo, il costo massimo è di 800€.

Per fissare un appuntamento scrivi a:
info@6inequipe.it

A chi ci rivolgiamo

BAMBINI

Chiedere un supporto a una psicologa vuol dire accogliere e prendersi cura delle difficoltà che può affrontare un bambino durante il suo percorso di crescita.

ADULTI

A 30 anni dopo i primi bilanci si comprende che non tutto si riesce a fare ma è possibile con un aiuto competente imparare ad affrontare la crisi, il malessere, la sofferenza e a trasformarli in nuove risorse per il futuro.

MONDO SCUOLA

Un ambiente in costante mutamento abitato da giovani dalle caratteristiche molto eterogenee. Intercettarne le fragilità e farsene carico può diventare un compito molto complesso, il lavorare insieme a docenti, genitori e alunni permette di trovare strategie per farvi fronte.

ADOLESCENTI

Gli adolescenti sperimentano momenti di crisi fisiologici, offrirgli uno spazio di ascolto permette di sostenerli nel processo evolutivo.

GENITORI

Una fatica nera. Non si tratta solo di rispondere ai bisogni primari ma anche essere una guida. Molto facile a dirsi, si sa, meno a farsi. Ecco perché un consulto potrebbe aiutarvi a rispondere a molte delle vostre domande.

GIOVANI

Capita, tra i 19 e i 30 anni, di avere la sensazione di non trovare la propria strada: chiedere aiuto può aiutare ad uscire dal sentirsi ‘impantanati’.

PROFESSIONISTI DELL'AIUTO

Chi ha scelto una professione d’aiuto crediamo desideri prendersi cura anche di sé, ecco perché abbiamo pensato ad interventi specifici che vogliono contribuire a migliorare il modo di stare, pensare e fare.

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