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LA SUPERVISIONE PER LE PROFESSIONI DI AIUTO

Uno sguardo competente ed integrato per mettere a fuoco la complessità delle situazioni familiari oggi sempre più presenti nei Servizi.

Nella nostra lunga esperienza professionale nel settore pubblico abbiamo maturato la consapevolezza della necessità di uno sguardo competente ed integrato per mettere a fuoco la complessità delle situazioni familiari oggi sempre più presenti nei Servizi. Una complessità che non può tralasciare nessuna delle seguenti aree: sociale, clinica, giuridica ed educativa. 

Le esperienze che operatori, con diverse qualifiche e professionalità, incontrano nei differenti ambiti lavorativi che hanno come obiettivo la “relazione di cura” sono accomunate dalla centralità della persona. Altrettanto per noi importante risulta la centralità dell’operatore e/o del gruppo di lavoro di cui si fa parte (equipe), il suo equilibrio e conseguentemente il suo maggior benessere. Ed è per questo che l’equipe multidisciplinare dello Studio ha la possibilità di offrire ai professionisti dell’aiuto, tutti indistintamente, questi sguardi volti ad individuare strategie di risoluzione alle loro problematiche. E lo facciamo attraverso la supervisione: uno strumento di contenimento, di formazione continua, di supporto ed eventualmente di “cura”.

La supervisione che cos’è?

La supervisione è una attività consultiva indiretta o definita anche “consulenza di secondo livello”, poiché di regola il supervisore non entra mai direttamente in contatto con la persona di cui parlano i supervisionati. La supervisione, non è solo un momento di supporto agli operatori, ma uno spazio di pensiero che parte dalla condivisione della complessità per poi svilupparsi in riflessione relativa ai differenti piani coinvolti (relazionale, emotivo, tecnico metodologico e legale) e declinazione di un “operato” frutto dell’integrazione dei livelli. Obiettivo, inoltre, della supervisione è la prevenzione del bourn-out negli operatori e il miglioramento della qualità del servizio offerto.

Scopri di più sulla SUPERVISIONE  per assistenti sociali, educatori professionali, pedagogisti, psicologi, tecnici della riabilitazione psichiatrica. 

Quali tipi di supervisione possibili.

L’assistente sociale e la psicoterapeuta dello studio, singolarmente o in coppia, offrono momenti di supervisione ai professionisti della relazione dell’aiuto. Insieme costruiamo uno spazio di pensiero per accrescere la consapevolezza del proprio ruolo professionale e l’appropriatezza della azioni messe in atto. Ci preme sottolineare che incontriamo professionisti che molto spesso non ricevono dal proprio Ente, nonostante le loro richieste, nessuna forma di contributo economico, ciò non comporta solo un sobbarcarsi la spesa ma anche un importante investimento di energie nel muovere pensieri divergenti che dovranno trovare modo di farsi adeguato spazio dentro procedure e politiche talvolta poco propense al cambiamento.

A voi particolarmente va il nostro grazie per credere che “fare non basta. Occorre fare bene” (Sabrina Ritorto).

  • COSA FACCIAMO INSIEME: comprendiamo meglio gli aspetti emotivo relazionali, tecnici, organizzativi, procedurali, etici e deontologici incontrati nell’esperimento lavorativa.
  • COME LAVORIAMO: in presenza ed online attiviamo supervisioni individuali, prediligiamo invece in presenza quelle di gruppo sia monoprofessionali che multidisciplinari.
  • PROCEDURA SINGOLI PROFESSIONISTI: dopo la richiesta di supervisione, definiamo la finalità e gli obiettivi di lavoro, firma del contratto ed invio slide di presentazione del metodo di lavoro.
  • PROCEDURA GRUPPI: dopo la richiesta di supervisione, attiviamo con l’Ente una fase di progettazione che richiede qualche incontro per definire la finalità e gli obiettivi di lavoro e tutti gli aspetti organizzativi, invio slide di presentazione del metodo di lavoro e firma del contratto. Se il periodo di lavoro è lungo vi sono riunioni intermedie e finali di valutazione con al termine anche una relazione sul percorso.
  • IL PROCESSO DI SUPERVISIONE: i 6 soggetti devono essere sempre tenuti in mente e se possibili esplicitati.

  • L’ESSENZA DELLA SUPERVISIONE: la ricerca costante di un equilibrio tra l’attenzione ai sei attori descritti nel prisma e lo sviluppo di una relazione che sostenga il processo trasformativo della riflessività.

 

1) Supervisione sociale

La nostra assistente sociale offre supervisioni a colleghi assistenti sociali sia singolarmente sia in gruppi monoprofessionali.

Il codice deontologico colloca tra i doveri e le responsabilità generali dei professionisti la supervisione ma a far esplodere le richieste sono stati i fondi stanziati dal PNRR dopo che la supervisione è stata inserita per la prima volta nell’elenco dei livelli essenziali delle prestazioni in ambito sociale (LEPS). La supervisione è un contesto (contexere “intrecciare”) in cui è possibile guardare da un’angolatura diversa ma ciò non vuol dire che il supervisore sia in una posizione gerarchica di superiorità ma attraverso il lavoro di supervisione aiuta la costruzione di uno spazio relazionale e sociale all’interno del quale considerare l’intreccio delle circostanze entro il cui il fatto portato all’attenzione emerge e si sviluppa.

Come lo si fa?

  1. Imparando a pensare criticamente nella complessità. Imparare a pensare significa capire che la giustificazione è incorporata nell’azione. La giustificazione non è a posteriori ma nasce cresce insieme ad essa.
  2. Imparando a pensare e capire che non esistono dei modi di pensare migliori di altri. Dubbi e incertezze meritano di essere scambiate perché in questo modo le strategie si definiscono e le teorie si perfezionano.
  3. Imparando a pensare che è imparare a decidere. L’ossessiva ricerca di oggettività può far perdere degli elementi teorici nascosti che impediscono di trasformare le azioni in decisioni.
  4. Imparando che pensare corrisponde a imparare a descrivere quello che è successo nella mente. Se si è capaci di descrivere i cambiamenti avvenuti nella mente si è in grado di apprendere e di mettere in atto azioni di riflessività volte al cambiamento nell’agire.
  5. Imparare che pensare significa saper porre buone domande. Domande decidibili sono quelle per le quali sono già state inventate regole di riferimento che indicano la risposta che si può ottenere. Domande indefinibili sono quelle che non possiedono ancora un framework definito o per le quali sono possibili più risposte.

 

2) Supervisione socio-clinica 

 
  1. Realizziamo moltissime supervisioni integrate dove l’assistente sociale e la psicoterapeuta affrontano insieme al supervisionato (singolo/gruppo) un percorso di riflessione e di comunicazione di carattere interdisciplinare che intende promuovere il miglioramento delle relazioni sul lavoroPer noi la supervisione ha migliore riuscita se si realizza al di fuori dei rapporti gerarchici e di potere, dunque quando può dare luogo ad un confronto libero da qualsiasi altra dinamica presente in un’istituzione. La supervisione che proponiamo è quindi esterna all’organizzazione, che tra le mille sfide ha in primis quella di stabilire un “rapporto di fiducia” necessario al lavoro tra gruppo e supervisori.

Come lo si fa?

  1. La finalità è la creazione di uno spazio di pensiero che abbia l’obiettivo di migliorare le competenze professionali per lavorare con maggior efficacia anche in un gruppo di lavoro.
  2. Lo spazio di pensiero costituisce il contenitore simbolico all’interno del quale poter dare forma ai diversi punti di vista emotivi e cognitivi dei partecipanti, creando qualora si lavori in gruppo le condizioni di un’analisi degli stili relazionali e professionali presenti, passando attraverso l’elaborazione delle esperienze lavorative.
  3. Il risultato atteso è quello di favorire la consapevolezza del proprio ruolo professionale e delle sue implicazioni relazionali tra i vari professionisti del gruppo integrando le diversità e risorse portate da ogni membro.
  4. Attraverso la narrazione di un “caso-problema” è possibile unitamente agli aspetti procedurali del servizio sociale (approcci, metodi, tecniche) analizzare:

A) le dinamiche psicologiche delle relazioni professionali, siano i rapporti tra i professionisti e le persone di cui parlano o i rapporti tra i colleghi;

B) studiare il rapporto tra queste relazioni e i ruoli ricoperti dalle persone coinvolte, indagare come queste relazioni tra professionista e persone di cui parlano e tra professionista e professionista si ripercuotono sul lavoro;

C) restituire i dati di entrambi i livelli di analisi e chiarire come le strutture psichiche e istituzionali concorrono o si scontrano nelle relazioni professionali e nelle modalità di gestione delle situazioni in carico.

In conclusione, è bene ricordarsi che questo tipo di supervisione non entra in profondità nel mondo interiore del professionista ma mette in relazione l’analisi delle emozioni al processo metodologico e come i sentimenti possono influenzare l’azione professionale.

 

3) Supervisione socio-giuridica 

 

Realizziamo moltissime supervisioni integrate dove l’assistente sociale e l’avvocata affrontano insieme al supervisionato (singolo/gruppo) un percorso di riflessione e di comunicazione di carattere interdisciplinare che intende accrescere le competenze professionali partendo da una chiara consapevolezza del contesto giuridico di riferimentoLa supervisione non deve in queste situazioni confondersi con una consulenza cioè un apporto teorico-esperienziale su contenuti specifici ma deve attivare un sistema di pensiero a livello meta con caratteristiche di processo.

Come lo si fa?

  1. La finalità è promuovere l’empowerment (far parte del processo decisionale) del professionista in modo che la sua relazione con l’organizzazione sia più efficiente.
  2. Lo spazio di pensiero costituisce il contenitore per promuovere una capacità riflessiva coerente tra gli obiettivi professionali e quelli organizzativi tenendo bene in considerazione la dimensione deontologica.
  3. Il risultato atteso è quello di comprendere il significato delle proprie azioni professionali nella relazione con la persona, l’organizzazione e la comunità nel rispetto delle leggi vigenti.
  4. Attraverso la narrazione di un “caso-problema” è possibile unitamente agli aspetti procedurali del servizio sociale (approcci, metodi, tecniche) analizzare:

A) l’errore e l’apprendimento dall’esperienza;

B) la dimensione professionale, etica e organizzativa

C) restituire i dati di entrambi i livelli di analisi e chiarire come il contenitore giuridico favorisce od ostacola le modalità di gestione delle situazioni in carico.

4) Supervisione dal cosa al come scrivere

 

Lungo i percorsi di supervisione metodologica sui casi arriviamo insieme a sbrogliare i pensieri, a trovare dove si sono arenati e a rivedere le prassi tenendo anche conto degli aspetti emotivi. Talvolta il lavoro di 6inEquipe termina qui, non vediamo il processo di trascrizione di questo enorme lavoro. Ci manca l’output, il cosa diventa tutta questa fatica.

Poiché sappiamo che questa fatica deve essere ben capitalizzata insieme a Francesca Gagliardi realizziamo percorsi integrati che creano una continuità tra il cosa ed il come si scrive.

Come lo si fa?

  1. Conclusa la supervisione con 6inequipe su quello che abbiamo definito caso-problema si avvia la supervisione tecnica con Francesca Gagliardi così da trovare il modo di rendere i pensieri, che ora sono chiari, parole efficaci per i tuoi destinatari.
  2. Il tuo supervisore infatti con una email vi metterà in contatto in modo che possiate poi voi definire tutti gli aspetti organizzativi e lavorare sui seguenti step:

A) identificare quale è il problema principale che impedisce di scrivere con efficacia;

B) definire quali sono gli strumenti utili per scrivere in modo efficace, nel rispetto dei mandati e della deontologia;

C) superare la paura di scrivere attraverso strumenti tecnici precisi;

D) consolidare le competenze che ti permettano in futuro di scrivere con sicurezza e facilità.

Al termine della supervisione tecnica con l’aiuto di Francesca Gagliardi produrrai lo scritto definitivo che potrai ricondividere con il tuo supervisore metodologico per avere un quadro conclusivo d’insieme.

Qui troverai tutte le informazioni sulle supervisioni.

Per approfondimenti puoi leggere “Supervisione e servizio sociale” Carocci faber di E. Allegri. e “Imparare a pensare nelle organizzazioni”, Fabbri, 1994

 

“Le scelte oltre che farle, andrebbero prese nell’ordine giusto”.

RITORTO TONDO@2x

ASSISTENTE SOCIALE

Dr.ssa Sabrina Ritorto

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